fragole e dolci

Piatti salutari: quando la salvezza si rivela all’organismo

Dall’antica lingua latina e da una precisa parola derivano sia il verbo “salutare” che l’aggettivo. “Salutare” significa augurare salute. Rivolgere ad una persona cenni e frasi che indichino un atto comunicativo. Segnalino la propria attenzione verso il destinatario. Permettano di stabilire una tipologia ben definita di rapporto. In questo periodo piuttosto disgraziato per le relazioni tra gli uomini, con la nascita del concetto di distanziamento sociale, uno dei bisogni accessori è stato quello di recuperare forme di saluto differenti dal contatto venuto meno. Due gomiti che si battono al posto della consueta stretta di mano è solo un esempio. Ciò che si intende “salutare” in qualità di verbo, corrisponde, nella forma aggettivale, ad attributi indiscutibili di salubrità e salvezza. Il consumo costante di piatti salutari rappresenta alla perfezione l’auspicio salvifico da rivolgere al nostro organismo.

Perché i piatti siano salutari devono tuttavia possedere determinati requisiti. Ed essere così accettati nel loro vantaggioso complesso.

Connotati per comporre piatti salutari

  • Unione di beni essenzialmente validi per la salute;
  • rispetto delle regole basilari della sana alimentazione.
  • Creazione a partire da qualità ottima, naturalezza della materia prima, freschezza e stagionalità.
  • Copertura conforme per quanto riguarda l’apporto calorico con cui rifornire il corpo;
  • razionalità e completezza in un quadro giornaliero, ma soprattutto settimanale.

Connotati per riconoscerli

  • Distribuzione proporzionata ed equilibrata di ogni fondamentale sostanza nutritiva originaria.
  • Calibrazione personalizzata in ossequio alle esigenze personali;
  • variazione nelle opzioni attinenti agli alimenti di assemblaggio;

Azioni per comporre e riconoscere piatti salutari

  • Esaltare la sapidità, la gradevolezza, lo stile di una portata, ma anche il potere cromatico di taluni elementi ( frutta, ortaggi o altre sostanze).
  • Utilizzare metodi di cottura poco invasivi;
  • per non impoverire le proprietà organolettiche, benefiche ed energetiche delle merci.
  • Semplificare la produzione;
  • non usando sovraccarichi insalubri e potenzialmente dannosi utili solo a mascherare i difetti di partenza di un alimento;
  • esaltare invece i suoi pregi.

Nell’agglomerato biologico post-apocalittico de “La peste scarlatta” Jack London metteva in bocca al suo protagonista il rimpianto per ciò che di più bello la civiltà avesse plasmato e poi perduto. L’abbondanza, la varietà infinita e la squisita raffinatezza della sua nutrizione. Per aiutare il nostro metabolismo a proteggersi occorre attingere alla fantasia culinaria. Seguendo modelli di sostentamento virtuosi. Stimolando l’inventiva si può suscitare infatti empatia nell’accogliere questo dono. Un viatico alternativo al disadorno surplus calorico originato da richiami suadenti, ma nocivi. Non lasciandosi travolgere dall’emotività. Da una fame impulsiva che non appaga. Circondandosi altresì di piatti salutari, ricchi di nutrienti adeguati, alleati del sistema immunitario e sazianti. Perché quando ci sono tante cose buone da mangiare, diceva il vecchio e saggio superstite James Howard Smith, e sani aggiungiamo secondo coscienza, la “vita vale la pena di essere vissuta” davvero. Più a lungo e nel miglior modo possibile.

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