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Kitchen e Italia quell’unione che fa la forza

Prima che la lotteria dei rigori sancisse il trionfo azzurro sull’Inghilterra, ai recenti europei di calcio, il match più atteso degli ultimi anni era terminato in pareggio. Un buon risultato di compromesso. In uno sport che però prevede ogni volta vincitori e vinti. I maestri e gli allievi più prossimi. I pionieri e coloro i quali hanno esibito, da sempre, come eredità e con onore, il vessillo del football. Issandolo sul pennone più glorioso nel tempio avversario, nel momento perfetto. Spirito anglosassone e cuore italico in contrasto, ma, perché no, anche in connubio. Somma di capacità ed intraprendenza, tecnologia ed eccellenza, avanguardia e tradizione: diaspora tra i confini al di là di ogni rivalità? Dove, se non in Inghilterra infatti il fenomeno kitchen ha trovato ristoro forse per primo.

E dove, se non in Italia, può fare chissà quali e quanti progressi nel proprio percorso, tra le braccia sicure di un territorio unico? Si potrebbe iniziare così un articolo al cui interno risiedessero in naturale relazione un termine proprio della lingua inglese e la nostra terra. Varcando in tal modo lo spazio equoreo di quella manica che, a senso, allontanerebbe invece che includere.

Genesi dell’attuale fenomeno kitchen

  • Sappiamo, per averlo assimilato in questi anni, che sussiste una profonda attinenza tra la crescita del food delivery e lo sviluppo del modello kitchen di più innovata conversione: quello delle cucine condivise. Essendo Londra una delle capitali mondiali di maggior importanza, se non la più considerevole, sia dal punto di vista logistico che degli affari è stata perciò, sin da principio, scenario sostanziale in quest’ottica di rinnovamento.
  • La tecnologia influenza giorno per giorno, in un crescendo rossiniano, ogni ambito riguardante una shared kitchen. Il mondo anglosassone è da sempre vettore espansivo di questo settore.

Italia territorio e tradizione che accrescono le opportunità

  • Nell’intero panorama cibario per quanto riguarda metodi, strutture o tipologie di produzione, il jolly che il nostro paese può e deve calare ad ogni mano, rendendola in tal modo vincente, è insito nei suoi stessi spazi, nella varietà del clima e del territorio che influenzano la materia prima.
  • La qualità delle materie prime quindi e la molteplice capacità produttiva sussistono come basi imprescindibili e vero e proprio motore trainante di ogni attività legata alla ristorazione.

Connubio tra spazio ed idee

  • Partendo dai modelli importati di forte sapore anglico, un richiamo alla mobilità del pensiero, combinati con lo spirito d’azione nostrano si giunge a replicare, tendendo a migliorare, tutto quello che attorno a una shared kitchen è oggi sinonimo di successo.
  •  Facendo leva su peculiarità originarie, queste sì difficilmente replicabili altrove, non è illusione pensare di giungere a superare chi ha principiato il corrente percorso evolutivo.

Anche dal punto di vista economico dunque, di un esemplare di shared kitchen affermata in Italia, la ricerca passa inevitabilmente da due fasi allo stesso modo essenziali, apprendimento e crescita. La prima trova ragione d’essere nel valore che in ogni approccio hanno sempre assunto umiltà d’intenti e di condotta. La seconda si sostanzia dalla quotidiana esperienza, assorbendo quel nutrimento versato in un humus già di per sé fruttifero, ingrassato da storia e tradizioni millenarie. Perché accade questo quale esordio di ogni sbalorditiva vittoria, che in un perimetro verde tracciato da righe dritte o ricurve, quasi a metafora della stessa esistenza, la precisione al tiro, l’individualità del fuoriclasse, una sontuosa giocata e persino i vantaggi pecuniari soccombano talvolta di fronte alla capacità di fare squadra, di essere un team

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