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Ghost Kitchen a Milano, i fatti spodestano le parole

Il linguaggio è espressione imperativa per l’essere umano. Da sempre talmente vincolante da averne diretto il progresso. Pensiamo per esempio al fatto che l’uso della lingua è uno dei tratti più considerevoli che distingueva l’Homo sapiens dalle altre specie. Un movimento continuo che ha accresciuto e modificato, nel susseguirsi delle ere, le varie interazioni. Oggigiorno ad esempio è in pieno potere dell’essere umano decidere lui stesso della vita dei termini. Il vitalismo dell’uno rispetto all’oblio dell’altro. I contenuti ne sono solo un riflesso. Ma la volontà umana dipende anche dai cambiamenti interni alla nostra società. Altrettanto continui, inarrestabili. Cambiano i rapporti e le tipologie lavorative. Attraversando i confini delle città avanguardistiche. Per esigenza e volere, perché è giusto sia così. Per migliorare. Lungo una linea del tempo continua, fatta di punti, sistemati accorti, verso la direzione migliore. Come quella seguita dal fenomeno ghost kitchen a Milano. Il terreno più ideale.

Ghost kitchen nei fatti

  • Una ghost kitchen è una cucina svincolata, che non possiede una struttura standard di distribuzione del cibo, quella classica e storicamente conosciuta del ristorante.
  • È il delivery che unisce produttore e consumatore attraverso tipologie più o meno innovative di contatto, a seconda della scelta e delle capacità.
  • Lo sviluppo tecnologico costante degli ultimi anni, unito ad esigenze sempre più peculiari, ha reso necessario un cambiamento, definibile, senza suggestione, epocale nei suoi tratti primari, nel rapporto con la clientela.
  • Ma è anche la “cucina” stessa, come materia flessibile, quale espressione di idee e progetti sempre in atto, a dover evolvere in tal senso. 

Milano il terreno ideale

  • Milano possiede già dentro sé, in quanto città alla costante ricerca di novità, tutti gli indizi che portano ad affermare quasi con certezza che il progetto ghost kitchen, ha trovato e troverà sempre l’ecosistema ideale per la propria crescita.
  • Ma nessuno spazio da solo avrebbe potenzialità illimitate, se al suo interno non vi si ritrovasse un tessuto sociale fatto di collettività sì esigente, ma pronta al rinnovamento.

Ghost kitchen a Milano

  • Dunque la capacità ricettiva di una città industriale come Milano, capitale economica e non solo, permette di sviluppare il modello ghost kitchen in ogni sua essenziale variabile, dall’utilizzo di mezzi e dispositivi di ultima generazione come i big data o l’on demand, allo sviluppo di marchi alternativi scelti in base alle analisi di consumo effettuate su piazza. Impetuosa, frenetica, progressista.

“Negli affari, come in amore, val meglio l’azione che la parola”.
Pare affermasse Louis de Boissy, poeta e drammaturgo francese del XVIII secolo. Pur con un poco di dispiacere, per chi fa dell’uso delle parole un mestiere, dobbiamo accettare che questo fosse un presupposto valido allora ed ancor di più nel nostro presente. Nell’ambito della ristorazione soprattutto, che in fondo dell’amore ha tutte le prerogative e gli oneri. Quindi, al di là di ogni nostra lusinghiera parola o scritto nei confronti di una ghost kitchen, che parrebbe anche propedeutica alla sua sponsorizzazione in quel di Milano, valgono i fatti. A dimostrare che questa forma di business, questa moderna metodologia commerciale, nella preparazione e nella distribuzione essenziale di ottimo cibo, è la forma di progresso a noi più vicina, maggiormente utile ed in ascesa. E ne è conseguenza per i clienti l’azione principale, espressa qui in maniera semplice e diretta: un’esperienza tutta da vivere.

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